mercoledì 4 marzo 2015

Il tempo passa, scorre veloce come un fiume in piena e non ci resta altro che guardarlo andare via

E' incredibile come chiudi gli occhi, li riapri ed è già marzo e ti sono rimasti solamente quattro mesi per vivere il tuo sogno.
Ero rimasta al 16 febbraio, quando stavo per compiere i mei sei mesi nel "nuovo" continente. Febbraio è volato, è andato via senza che nemmeno me ne accorgessi, tra il winter break e il ritorno a scuola con i prof che hanno avuto la gentilezza di assalirci con compiti, test, progetti, preparazione per il mega progetto finale che sarà a fine Maggio e, anche se non ci voglio pensare, so che arriverà più in fretta di quanto io mi aspetti.
Intanto mancano 16 giorni alla prima del musical a scuola, 33 giorni alla crociera, 93 giorni al prom (e ancora non ho il vestito), 115 giorni alla graduation e 118 giorni a quell'aereo che mi porterà a casa. Ma cosa più importante: tra 17 giorni potrò ufficialmente dire "è primavera" anche se a giudicare dalla quantità di neve che c'è fuori e che non accenna a sciogliersi mi sa che dovrò aspettare ancora un po' per la primavera vera e propria e poi avrò un'assaggio di estate in crociera. Non vedo l'ora di rivedere il sole, di ricordare ai miei capelli che sono castani e non neri dato che sembrano essersene dimenticati totalmente, di respirare aria vera e di uscire di casa senza dovermi preoccupare di trovarmi con i ghiaccioli che pendono dal naso.
Se penso al fatto che quando arriverò a casa sarà il primo luglio inizio a tremare dall'emozione di vedere il mare, mi manca anche lo scirocco e l'umidità, mi manca l'estate, i pantaloncini corti, le magliette che si riducono a minuscoli pezzi di stoffa, i sandali, i capelli legati perchè fa troppo caldo per tenerli sciolti nonostante facciano un'ottimo profumo di sale misto a balsamo e crema solare, sdraiarsi sui sassi e poi trovarsi i segni sulla pelle abbronzata e pulita, andare al mare in bicicletta e camminare avanti e indietro per la piazza subito dopo il tramonto, poi sedersi su una panchina finchè non si sarà completamente svuotata perchè tutti saranno andati a cenare per poi uscire di nuovo per rinfrescarsi con la fresca brezza della sera. E i vecchietti seduti sulle panchine o sugli scalini di casa a "pigghiarsi 'u friscu" e a fare pettegolezzi e i bambini a correre, instancabili, sempre pieni di energia, e i ragazzi seduti sui motorini parcheggiati davanti alla sala giochi che quando si dice "ci vediamo in saletta" non si intende mai dentro, ma fuori, davanti, a parlare e a guardare la gente che passa. E poi, quando le strade si svuotano di nuovo per la notte, andare a ballare (se c'è qualcosa) o andare a casa propria o degli amici e parlare fino ad addormentarsi presi dallo sfinimento e prepararsi per un nuovo giorno di mare, sole, sabbia, gelati e granite, passeggiate a piedi o in bicicletta con la mente che vola libera di vivere e di sognare a ritmo dell'estate che va veloce e ti da alla testa fino a quando non va via per lasciare spazio all'autunno e alla scuola e ai nuovi profumi e nuove avventure e le domeniche passate al palazzetto a vedere le partite e i pomeriggi passati nella scuola di danza che odora di pece e duro lavoro ma che soprattutto, come tutto ciò che ti circonda, odora di casa.
Una cosa ho imparato in questi sei mesi qua è che "casa" quella vera, è dove c'è il tuo cuore.